Prof. Bruno Silvestrini

Bruno Silvestrini (Faenza, 1931) è un medico, cattedratico e cultore della Farmacologia e della Bioetica. Vanta 550 pubblicazioni scientifiche, in gran parte su riviste peer-reviewed, oltre che numerosi brevetti. Ha scoperto farmaci di rilievo internazionale, come Benzidamina, Trazodone, Dapiprazolo, Bendazac, Lonidamina e Bindarit. L’antidepressivo trazodone è annoverato, assieme alle gonadotropine, alla rifampicina e all’adriamicina, tra le scoperte farmacologiche che onorano il nostro Paese. Ha insegnato Farmacologia alla Sapienza Università di Roma, dove da Professore onorario continua a tenere lezioni su temi d’attualità. I suoi articoli telematici di divulgazione scientifica hanno decine di migliaia di lettori (MedicitaliA). È in prima linea su temi di rilevanza bioetica. Il libro Malati di droga, (1995), in inglese Drug sikness (2014), è arrivato alla VII riedizione proponendo una medicalizzazione della tossicodipendenza. Su uno dei Documenti da lui curati, il Presidente del Comitato Nazionale per la Bioetica si è espresso nei seguenti termini: “Al Prof. Bruno Silvestrini, membro del CNB fin dalla sua prima costituzione, il Comitato è debitore di alcuni dei più bei documenti da esso prodotti” (Documenti Comitato Nazionale per la Bioetica). Ha governato per oltre trent’anni la Fondazione di Noopolis, riconosciuta dal MIUR con Decreto del 15/01/1998, traghettando nel corso degli anni centinaia di giovani dal mondo degli studi quello del lavoro. È attualmente impegnato, assieme a Luca Silvestrini e Alice Silvestrini, in un’impresa dedicata alla rivalutazione in chiave scientifica del farmaco naturale (I RIMEDI DEL PROFESSORE).

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Biografia

Bruno Silvestrini (Faenza, 1931) consegue nel 1949 la maturità classica presso il Liceo Torricelli di Faenza. Nel 1955 si laurea con lode in Medicina e Chirurgia all’Università di Bologna, dopo avervi frequentato da allievo interno gli Istituti di Patologia medica e di Fisiologia. Vi conduce le sue prime ricerche (Pubblicazioni: 1, 2, 7, 8, 9, 41), che gli valgono una borsa di studio presso l’Istituto Superiore di Sanità. Vi si trasferisce il primo settembre 1955, un mese dopo la Laurea. È assegnato al Laboratorio di Chimica terapeutica dove Daniel Bovet, Premio Nobel per la medicina, lo addestra cooptandolo nel proprio lavoro sperimentale (Pubblicazioni: (345). Cinque delle pubblicazioni di quel periodo “felice e fecondo” portano le firme di entrambi (Pubblicazioni: 6, 14, 15, 17, 21). Le parole virgolettate sono tratte dalla dedica di un suo libro, conservato come un cimelio. Nel 1957 è assunto col ruolo di ricercatore dalla Lepetit S.p.A di Milano, successivamente confluita nel Gruppo Lepetit S.R.L. Vi si insedia dopo essersi unito in matrimonio con la compagna della sua vita e, idealmente, con l’Università Sapienza di Roma. Nella cui Cappella, appositamente aperta in una afosa giornata d’Agosto, officia la cerimonia Don Achille Silvestrini. Sarà ancora lui, prossimo al Porporato, a celebrarne 25 anni dopo il ritorno da cattedratico (https://villanazareth.org/una-lezione-di-vita/).

Nei Laboratori Lepetit Bruno Silvestrini trova un clima propizio alla ricerca, con in più l’attenzione galileiana per le sue ricadute pratiche: “La luce della scienza cerco e ‘l beneficio”. Nel giro di meno di due anni vi pubblica nove lavori scientifici, che prefigurano ben due farmaci innovativi: un analettico e un anti tosse (Pubblicazioni: 22, 24, 25, 31, 32, 33, 42, 43, 57). Vi acquisisce le competenze, in termini di metodologia, controllo di qualità e protocollazione dei risultati, che gli consentiranno di registrare i suoi farmaci anche in paesi, come gli Stati Uniti d’America, dove il vaglio amministrativo è rigoroso. È premiato con la nomina a Capo della Sezione di neurofarmacologia, sennonché è contattato dalle AZIENDE CHIMICHE RIUNITE Angelini Francesco di Roma. “Per reggere la concorrenza e crescere io ho bisogno di farmaci originali”: così esordisce nel primo incontro Igino Angelini titolare dell’ACRAF. “All’Istituto Superiore di Sanità mi hanno parlato bene di lei: se la sente di procurarmeli?” È una scelta rischiosa, perché la Lepetit è un gigante rispetto all’ACRAF di allora, ma il giovane ricercatore accetta la sfida.

Il primo Febbraio 1959 si trasferisce a Roma, in qualità di Direttore del Reparto di Farmacologia dell’ACRAF. Vi trova un laboratorio e una squadra di ricercatori minuscoli, ma è affiancato da Giuseppe Palazzo, un Chimico di valore che gli sintetizza centinaia di molecole nuove, mai studiate in precedenza (Pubblicazioni: 34, 38, 40, 65, 136, 214). Si circonda di giovani di talento, entusiasti del proprio lavoro. Per citarne alcuni, Bruno Catanese, Valerio Cioli, Romeo Lisciani e Patrizio Scorza Barcellona pubblicheranno assieme a lui decine di lavori (Pubblicazioni). Il record lo raggiunge C.Y. Cheng, che di lavori congiunti ne conta, a tutt’oggi, una novantina (Pubblicazioni). Inoltre, instaura un intenso rapporto di collaborazione scientifica con numerosi Centri di ricerca, italiani ed esteri (Pubblicazioni). I risultati non mancano, anzi si moltiplicano. Il primo farmaco originale è l’Oxolamina, nota in Italia come Perebron e Uniplus, in Francia come Prilon. Interviene non sul centro della tosse, strettamente collegato con la respirazione, ma sull’infiammazione e sullo spasmo bronchiale all’origine del disturbo (Pubblicazioni: 26, 28, 34, 35, 51, 102). Segue la Benzidamina, che inibisce l’infiammazione in assenza degli effetti collaterali che contraddistinguono gli aspirino-simili (Pubblicazioni: 68, 97, 115, 147). Presente in numerosi Paesi, in Italia è nota come Tantum. Il Proxazolo, in Italia Toness, è un antispastico miolitico papaverino-simile (Pubblicazioni: 34, 46, 76). Il Trazodone appartiene, assieme alle gonadotropine, alla rifampicina e alla daunomicina, alle scoperte che portano la scienza italiana nel mondo. Noto in Italia come Trittico, altrove come Desyrel, Beneficat, Deprax, Molipaxin, Thombran, Trazorel, è il prototipo della terza generazione degli antidepressivi (Pubblicazioni: 92, 120, 124, 138, 142, 151, 233, 273). Sopravanza gli anti-MAO e i triciclici per il diverso meccanismo d’azione e la maggiore sicurezza d’impiego. Nasce dall’ipotesi di lavoro che la depressione sia legata non tanto a una mancanza di energia vitale, come suggerirebbe il nome, quanto piuttosto a una sofferenza mentale, che superati certi limiti spinge al suicidio (Pubblicazioni: 233, 273; si veda inoltre Malati di Droga (1995) e Drug Sickness (2014), rispettivamente pagine 78-91 e 62-70). Eppure, negli Stati Uniti d’America la sua origine scientifica italiana è stata oscurata, ammantandola con la bandiera statunitense. A chi se ne rammaricava, un funzionario dell’Azienda che ne aveva avuto la licenza di distribuzione, rispose così: “Conosci la sigla NHI? Non significa National Institute of Health. Significa Not Invented Here, non inventato qui. Non ci piace nemmeno la teoria del dolore mentale”. Quest’ultima fu riproposta in termini di interazione con la serotonina, per l’occasione trasformata in ormone della felicità. Che scientificamente non regge, perché il trazodone è un anti-serotoninergico (Pubblicazioni: 92). Verrà mai a galla la verità scientifica? A Bruno Silvestrini, che è un medico, è rimasta la soddisfazione di avere così curato molti più depressi di quelli che diversamente avrebbe potuto raggiungere di persona.

L’atteggiamento dei funzionari dell’FDA è stato diverso. “Bene, noi abbiamo bisogno di antidepressivi nuovi”, così commentarono l’esposizione della rivoluzionaria ipotesi di lavoro e dell’evidenza clinica raccolta in Italia e in Canada. “Chiediamo, però, una conferma dell’efficacia e della sicurezza clinica da condurre in paragone con un antidepressivo convenzionale”. Così fu fatto, con risultati positivi che ne consentirono rapidamente l’approvazione negli Stati Uniti d’America.

Sotto il profilo nazionalistico, il Giappone si è comportato diversamente. La Benzidamina è stata promossa alla classe medica con lo slogan “Un antinfiammatorio della ricerca italiana”. Lo scopritore conserva la locandina che annunciava le sue conferenze come un cimelio, accanto al libro di Daniel Bovet.

Il Dapiprazolo è un alfa bloccante provvisto di molteplici indicazioni, che dall’oculistica si spingono fino alla sindrome di astinenza e al morbo di Parkinson (Pubblicazioni: 181, 185, 189, 194, 215). Il Bendazac e il suo sale di lisina Bendalina intervengono sulla denaturazione proteica, la causa primaria della cataratta e di altre malattie conformazionali (Pubblicazioni: 98, 99, 104, 111, 133, 135, 180, 198, 204, 241, 254, 267, 268, 277, 292, 297, 305, 457). Il Bindarit, un potente succedaneo di Bendazac, è un modello di riferimento nella ricerca di base (Pubblicazioni: 318, 327, 328, 335). Nata come contraccettivo maschile, la Lonidamina è diventata il prototipo degli antitumorali energolitici puntati sul “mitocondrio condensato” (Pubblicazioni: 124, 138, 151, 162, 167, 174, 187, 199, 202, 214, 233, 301, ecc.). Si tratta di una sorta di “turbo” che, in assenza del contatto diretto col sistema sanguigno, garantisce allo spermatozoo e alla cellula tumorale l’energia richiesta nel primo caso per raggiungere e fecondare nel primo caso l’ovulo, nel secondo per metastatizzare. Ventisei lavori sulla lonidamina sono co-firmati da Aristide Floridi, che in questo settore di ricerca occupa una posizione apicale (Pubblicazioni): due di essi, il 183 e il 219, sono cofirmati da Albert Lehninger, candidato al Premio Nobel per le sue ricerche sul mitocondrio condensato.

Durante gli anni di appartenenza alla ricerca di sviluppo industrial, Bruno Silvestrini intrattiene uno stretto contatto col Mondo accademico. Nel 1959 consegue la Libera docenza, l’istituto abilitativo all’insegnamento abolito in Italia nel 1970. Negli anni successivi svolge un’intensa attività didattica tenendo lezioni, corsi di insegnamento, seminari e conferenze in Italia e all’estero (McGill University di Montreal, Columbia University di New York, Università di Cracovia, etc.). Alla Sapienza Università di Roma tiene, da Professore incaricato, il Corso di Farmacologia applicata.

Nel 1962 scoppia il caso dell’azione teratogena della talidomide, un farmaco di sintesi estesamente impiegato dalle donne incinte come blando sedativo. Le immagini dei neonati focomelici, con le manine direttamente attaccate al torace, fanno il giro del mondo suscitando un’enorme emozione. Poco dopo una famosa giornalista pubblica Primavera silenziosa, che denuncia lo sconvolgimento degli equilibri ecologici causato dal DDT. Il farmaco di sintesi, grande protagonista dei successi della medicina e dell’agricoltura, moderna, disvela in questo modo le incognite e i pericoli insiti nell’impiego di molecole estranee alla composizione dei processi viventi. Da allora le sostanze di sintesi sono sottoposte a severi controlli tossicologici, nell’animale e nell’uomo. Questi controlli ne migliorano la sicurezza, ma col passare del tempo diventano talmente impegnativi, costosi e lunghi da rallentarne e, infine, arrestarne lo sviluppo.

Nel 1983 Bruno Silvestrini abbandona l’industria e passa all’Università Sapienza di Roma prima da Professore Associato, dal 1986 da Professore Ordinario. È il III cambiamento di lavoro della sua vita, anzi il IV mettendo in conto il lavoro prestato in nero da borsista, ma il tempo del lavoro fisso, quando una persona faceva lo stesso mestiere per tutta la vita, è finito. Il farmaco naturale si sta avvicendando a quello di sintesi (Pubblicazioni: 482. Si veda anche Medicina naturale. Analisi, riflessioni, prospettive.) Questa è la lezione che nei vent’anni successivi impartisce dall’Università Sapienza di Roma. All’Università Sapienza fonda il Dipartimento di Farmacologia delle Sostanze Naturali e di Fisiologia Generale, poi confluito nel Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia “Vittorio Erspamer”, e il Dottorato di ricerca in Farmacologia, Farmacognosia e Tossicologia, poi confluito nel Dottorato in Farmacologia e Tossicologia. Vi accoglie decine di giovani, che vi sperimentano le loro capacità e attitudini nella ricerca. Alcuni, come Maura Palmery, Luciano Saso e Annabella Vitalone, gli succedono nell’insegnamento. Altri, come Laura Braghiroli, Maria Luisa Casini e Maria Grazia Leone, vi conseguono un titolo che dischiuderà carriere di rilievo all’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco). I lavori e le pubblicazioni scientifiche si moltiplicano, co-firmati da decine di giovani ricercatori. Con Vittorio Erspamer, ormai fuori ruolo, intrattiene un rapporto di amicizia, che gli fornisce spunti di ricerca preziosi. A volte scendeva nel suo piccolo laboratorio, dove da pensionato continuava a lavorare, per fare quattro chiacchiere che inevitabilmente finivano per toccare la ricerca. “Mi chiamano il pellaro”, disse un giorno sorridendo, “perché cerco i trasmettitori umorali del sistema nervoso nella pelle degli anfibi. Non sanno che il sistema nervoso centrale dell’uomo nasce da una introflessione di quello ectodermico, che nell’anfibio è ancora disteso sulla superficie corporea. È lì, di conseguenza, che si trovano in quantità più facilmente rilevabili i mediatori che dai mammiferi in poi sono stati racchiusi nel cervello”. Lo ricorda con gratitudine in uno dei suoi ultimi articoli, riguardante l’apparato cutaneo (Pubblicazioni: 543). Si scontra con scienziati arroccati nella difesa di un mondo che sta scomparendo, ma raccoglie anche molti consensi. Si riconosce, soprattutto, nella Green Economy con la quale sta emergendo l’idea di una nuova alleanza tra uomo e natura, volta a salvaguardare l’ecosistema.

Il 2003 è l’anno del pensionamento, ma non del riposo. La “Carta del Benessere” è un progetto di Noopolis, finanziato dal CONI, che monitora lo stato di salute dei giovani d’età scolare, responsabilizzandoli nella compilazione di un questionario collegato con un DATABASE informatico (Pubblicazioni: 490, 494, 505). “Immunokinetics: a new approach to vaccines. A working hypothesis”, anticipa sugli Annali dell’Istituto Superiore di Sanità una nuova classe di vaccini, teoricamente estensibili ai tumori (Pubblicazioni: 504. In proposito si veda anche 544). “Physiopathology and treatment of collagen carential disease” illustra una nuova entità morbosa in termini fisio-patologici e terapeutici (Pubblicazioni: 545). Nel 2014 pubblica “Il Farmaco moderno: un patto esemplare tra uomo e natura”. Vi prefigura un’industria farmaceutica fondata sulla rivalutazione in chiave scientifica del farmaco naturale. I modelli di riferimento sono i vaccini, attuali protagonisti della guerra contro il Covid-19, e i principi nutrizionali ispirati al principio ippocratico: “Fa’ che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo”. Il libro è presentato, all’IRCCS San Raffaele Roma, da esponenti di rilievo della Comunità scientifica: Enrico Garaci, Massimo Fini, Silvio Garattini, Gian Franco Gensini, Luca Pani, Sergio Pecorelli e Mirella Taranto (www.sanraffaele.it). Attualmente è Bruno Silvestrini è impegnato, assieme a Luca Silvestrini e Alice Silvestrini, nello sviluppo di un’impresa fondata su questi principi: “I rimedi del Professore”.

Incarichi

Dal 1985 al 2021 presiede l’Associazione Noopolis, costituitasi in Fondazione di Noopolis riconosciuta dal MIUR nel 1998. Essa opera nel campo della ricerca scientifica e della formazione giovanile, erogando borse di studio sia direttamente, sia tramite progetti promossi nell’ambito del Programma dell’Unione europea Leonardo da Vinci. Ha inoltre promosso, in collaborazione con il CNR e altri Enti nazionali e internazionali, Convegni e Corsi di alta Formazione.

È stato membro di numerose Commissioni, quali il Comitato Nazionale per la Bioetica, la Commissione per la Farmacopea Ufficiale, il Comitato Etico Santa Lucia, la Commissione Ministeriale Antidoping, la Commissione di Bioetica del CNR. Per il CNB ha curato i seguenti Documenti: LA SPERIMENTAZIONE DEI FARMACI (1992), LE VACCINAZIONI (1995), IL TABAGISMO (2003), DALLA FARMACOGENETICA ALLA FARMACOGENOMICA (2006).

È stato Presidente della Farmacap di Roma Capitale.

È stato “consultore” del Pontificium Consilium de Apostolatu pro Valetudinis Administris, esprimendosi su temi di rilevanza etica che spaziano dalla droga alla senescenza, dal rispetto della vita nella ricerca medica alle aberrazioni nell’ordine naturale delle cose (Pubblicazioni: 237, 251, 275, 300, 331, 357, 367, 383, 409).